Quant’è affascinante percepire la propria fragilità terrestre davanti al meraviglioso progetto che Madre Natura ha pensato per noi? Visitare la Thailandia mi ha fatto sentire esattamente così, una creatura dipendente dalle vibrazioni delle onde del suo mare e dei milioni di passi dei suoi abitanti.
Il diario del mio viaggio inizia così, mano nella mano dei miei figli, pronta ad essere cullata dal flusso incessante del Mare delle Andamane che si acquieta nella splendida insenatura costiera di Maya Bay, situata nell’isola di Ko Phi Phi Leh, nel sud-est del Paese.
Il mare turchese della baia contrasta con il colore cenere della sabbia fine, regalandoci uno spettacolo che raramente si può ammirare altrove. La laguna è protetta da scogliere altissime che, cadendo a picco sull’acqua, delimitano il perimetro della baia, colorando di verde il nostro sguardo, perso tra la meraviglia. Ci si sente al sicuro, in questo paradiso naturale, nonostante all’orizzonte appaia solo mare, mare e ancora mare.
Considerata tra le maggiori attrazioni turistiche del Paese, la baia si trova ad un’ora di barca da Phuket e negli ultimi anni ha acquisito molta notorietà anche grazie a The Beach (2000), il celebre cult di Danny Boyle che vede come protagonista Leonardo DiCaprio nei panni di un giovane americano in cerca di avventure a Bangkok. E quale posto, se non la Thailandia, sembra assicurare un desiderio simile? È tutto perfetto se non fosse che nel 2022 la Corte Suprema thailandese ha ratificato un accordo con la 20th Century Fox, la casa produttrice del film, costringendola a pagare un risarcimento di 10 milioni di baht (più o meno 273.000 dollari) al governo thailandese. E perché, vi chiederete?
Fondamentale è sapere che durante le riprese della pellicola, nel 1999, il paesaggio naturale della baia venne completamente distrutto: cespugli ed alberi sradicati, palme piantate senza un progetto ambientale alle spalle ma per pura estetica, dune livellate… insomma, la spiaggia perse la sua naturale e incontaminata bellezza per la causa hollywoodiana della “praticità del set”.
Così dal 2018 (e per ben quattro anni!) la preziosa insenatura è stata mantenuta chiusa ai turisti per dare il tempo alla natura di riprendersi il suo spazio e di ripristinare il suo delicato ecosistema. Prima di riaprire e permettere ai visitatori di tornare a godere dell’incanto del luogo, sono state imposte nuove regole che potrebbero tornarvi utili se avete in programma di venire qui: ◊ Non si può arrivare con la barca direttamente sulla spiaggia: questa è accessibile solo via terra, dopo un tragitto di 10 minuti tra la giungla thailandese, attraverso un sentiero creato appositamente per la passeggiata.
L’esperienza vi apparirà indimenticabile di certo! ◊ Dei 6000 turisti registrati in media fino al 2018, adesso l’afflusso di persone giornaliero è limitato ad un massimo di 375 presenze: meno turisti, più riservatezza e rispetto dell’ambiente! ◊ Per quanto abbia desiderato fortemente farlo, non si può più nuotare o immergersi totalmente nelle acque della baia: bagnarsi piedi e gambe è consentito, ma la completa immersione è stata vietata per proteggere i fondali marini da calpestii umani.
Dopo un periodo di fragilità e precarietà, importante è risollevarsi e tornare a splendere, dimenticando il male subìto. Quant’è azzeccata questa metafora? Come per gli uomini, anche per la natura sembra imprescindibile vivere una pausa per tornare poi a splendere più di prima.